Vorrei continuare, per chi avrà voglia di leggere, a raccontarvi della Dancalia. Ero rimasta a quando era arrivata l’alba in cima al vulcano Erta Ale e noi eravamo scesi prima che il caldo soffocante rendesse il cammino troppo faticoso. Arrivati ai piedi del vulcano, la guida ci ha portati a rilassarci ad un lago, dove chi ha voluto ha fatto il bagno. L’acqua ovviamente era bollente e salatissima, solo poco meno del Mar Morto: affondare era impossibile. Dopo questa tappa e dopo un pranzo a base di riso e verdure, come tutti i pranzi e le cene precedenti e future in Dancalia, ci dirigiamo verso il villaggio Afar in cui dormiremo. Se osservate le foto, ne dovreste vederne una con tre cosi di bambù: ecco i cosi erano i letti e quello che si intravede sullo sfondo era il “villaggio”. Non chiedetemi dove era il bagno. Ma non chiedetemi neppure dove fosse un riparo qualunque per nascondercisi dietro! Vi posso solo dire che la notte era veramente tanto ma tanto buio.
Vabbé, passiamo oltre. Lasciati al villaggio gli zaini pesanti, rimontiamo sulla jeep e ci dirigiamo verso la salina. Quelle croste che vedete nelle foto sono sale, una piana infinita di sale, riarso dal sole e dall’assenza di piogge. Una distesa che assume colori diversi a seconda della luce: bianca quando ci batte il sole, color della terra dove non c’è luce. Ma la cosa pazzesca e incredibile è che un paio di anni fa, una di quelle croste è caduta. Sprofondata. Venuta giù. Ok, di nuovo: non chiedetemi se allora poteva caderne un altra magari proprio sotto le ruote della macchina. No. Certo che no! Comunque, sotto a quella crosta c’era acqua, acqua di mare salata e cristallina. La Dancalia, a quanto ho capito dalla guida, si formò quando la terra si rialzò separando questa depressione dall’attuale Mar Rosso. Esotto la crosta del sale, dunque, cè ancora l’acqua del Mar Rosso. La storia mi è piaciuta molto, quindi ho deciso di prenderla per buona senza approfondire. Voi fate come preferite. Il posto era veramente incredibile e ovviamente molti si sono tuffati a fare il bagno.
Ma le meraviglie non erano finite. La serata doveva concludersi con il tramonto sul lago Assal. Il lago è una distesa di sale bianco e acqua in cui si specchia il cielo. Una meraviglia assoluta che da solo vale il viaggio. Bianco, bianco a non finire e cielo. E si sembra minuscoli in confronto a quella distesa infinita. Aspettiamo lì il tramonto, seduti in terra sopra il sale o sulle seggioline che ci avevano fornito (io, personalmente ho preferito il sale, giusto per impregnarmi fino in fondo di quel luogo). Aspettiamo che il sole vada giù e appena si fa notte rimontiamo sulle jeep e ci dirigiamo verso i nostri letti. Per la cronaca: la notte saranno stati 35, forse 36 gradi. Forse anche di più. Ovviamente non ho dormito.